Come ho già scritto questa mattina nella rubrica Un Buongiorno Low Cost, una precisazione andava fatta sulla “non inaugurazione” di un viadotto che dopo 12 mesi semplicemente riapre perché non considerato “pericoloso” rispetto la corsia gemella che da Palermo va verso Catania, franata più di un anno fa. Renzi riapre una strada praticamente già funzionale e fa spallucce sull’altra corsia ancora distrutta.
Ma se il viadotto Himera inaugurato nel 1975 ha dovuto subire questo nuovo taglio di nastro figlio dell’ipocrisia, i messinesi sono stati trattati anche peggio. La tredicesima città d’Italia e il primo porto per numero di passeggeri in transito, non sono stati oggetto di interesse del Premier non eletto. Mille anni di storia e capoluogo di una ex provincia in cui risiedono quasi un milione di abitanti distribuiti in 108 Comuni.
Renzi ha letteralmente schifato Messina, forse per imbarazzo, forse perché da queste parti è difficile parlare di “coraggio” e “buona scuola” dopo che il tandem Crocetta-Accorinti ha distrutto ciò che restava delle macerie cittadine. Qui dove persino l’acqua manca quando si rompono i tubi, come le città amministrate dal Pd ormai prossime al dissesto.
Tanti annunci, tante promesse di soldi che dovrebbero arrivare a palate – come sempre – ma soprattutto tante contestazioni di siciliani irritati per una classe politica che si è dimenticata del Sud. Renzi ha iniziato la sua campagna elettorale riprendendo i tempi e i temi della politica americana. Non a caso il suo endorsement alla famiglia Clinton – i rottamati, più che i rottamatori – ma non solo. Come sottolineato dallo stesso Nello Musumeci, Renzi arriva in Sicilia ma si tiene ben lontano da Crocetta. In compenso si circonda di tanti ruffiani che giocano sulle spalle dei siciliani che vivono la sagra del rimpasto come consuetudine politica.
Renzi conta – o vorrebbe farlo – sui voti di Orlando a Palermo e del suo amico Enzo Bianco a Catania, pezzi di una vecchia sinistra vecchia proprio come la dinastia Clinton. In questo disegno, Messina andava rottamata, con i suoi problemi, i suoi strascichi, i suoi debiti, i dipendenti provinciali che annaspano insieme a imprese, professionisti e un’università allo sbando. Ma se Renzi crede di non aver bisogno di Messina, tranquilli, Messina non ha bisogno di lui e delle sue promesse elettorali.
Ma la Sicilia ha bisogno di Messina ed è per questo che noi ci saremo senza proclami, senza promesse, ma con la sana speranza che tra rottamati e rottamatori ci sia una terza strada. Che va costruita, prima di essere inaugurata.
Federico