Consapevoli del periodo di crisi proponiamo l’abolizione di una tassa diventata iniqua e ingiusta perché applicata in maniera del tutto arbitraria da comuni ed albergatori.
Proporre un’esenzione, ancor più che un’abolizione per una tassa ormai europea, vuol dire venire incontro alle tante famiglie che si vorrebbero permettere qualche piccolo svago, pernottando per esempio a Catania e spostandosi dall’entroterra. Ai costi aggiungetegli quindi questa tassa di soggiorno.
Tassa che andrebbe abolita per i residenti siciliani che si spostano sul territorio siculo. Un paradosso per una famiglia che a stento può permettersi una piccola vacanza in zona, che gli si chieda anche di pagare decine di euro in più per arricchire i Comuni. La legge sul federalismo che imponeva questa tassa, tra l’altro in vigore in tutta Europa, aveva tutt’altra ratio.
Nell’applicazione però si è abusato spesso di questo strumento, usando criteri diversissimi. La Regione potrebbe per esempio, oltre l’esenzione regionale, attraverso la firma di un protocollo interregionale, rendere esenti i siciliani che visitano Roma, dove una famiglia (padre, madre e figlio undicenne) arriva a spendere 24 euro di tasse soggiornando in un albergo a 3 stelle in soli due giorni.
Così i cittadini di Roma sarebbero esenti dal pagamento della tassa di soggiorno qualora venissero nella nostra Isola. Salvaguardare i risparmi delle famiglie, di questi tempi, vuol dire anche agevolare le spese per le vacanze. Il primo passo è comunque iniziare in Sicilia e garantire il risparmio delle famiglie siciliane così da potersi permettere un soggiorno più lungo o una cena in più.
Federico