Tre anni per adottare un bimbo ma parliamo solo delle stepchild

65Quando si parla di adozioni, bisognerebbe fare chiarezza anche in merito alle polemiche scatenate dal DDL Cirinnà. Nessuno infatti si è chiesto di occuparsi, aldilà delle retoriche sulle stepchild adoption (che disciplinano le adozioni per i figli delle coppie dello stesso sesso), delle adozioni più in generale.

Prima di fare il passo più lungo della gamba bisognerebbe chiedersi se ad oggi, la normativa per le adozioni sia efficace. In Italia esiste una lunga burocrazia per le adozioni di famiglie tradizionali, che siano sposate da almeno tre anni, e che abbiano tutta una serie di requisiti stringenti. Ovviamente la ratio è tutelare il minore, mi pare anche giusto, tuttavia nell’applicazione di certi dettami si definiscono poi delle vere e proprie lacune. Innanzitutto perché in Italia, chi richiede un’adozione, è numericamente maggiore dei bambini che ne necessitano. L’ultimo dato disponibile del luglio 2013, divulgato da Caterina Chinnici, Capo del Dipartimento della Giustizia Minorile, dice che i bambini adottabili in Italia sono 1491. Quindi spesso si guarda alle adozioni internazionali. Sapete quali sono i tempi tecnici? Secondo l’ultimo rapporto CAI, una coppia adottiva impiega mediamente 3,3 anni per adottare, quindi praticamente sono 6 anni per avere un figlio, se si sommano ai tre anni di matrimonio richiesti dalla legge.

Cosa succede nello specifico? Succede che di solito i tribunali minorili accertino i requisiti della coppia richiedente, attraverso i pochi assistenti sociali presenti sul territorio. Questi hanno 4 mesi per decidere, ma non sono mai 4 mesi e basta. In ambito internazionale poi servono permessi da parte di enti di dubbia affidabilità. A tutto questo dovete aggiungere che una volta adottato il bambino, e chiuso l’iter burocratico, gli assistenti sociali spariscono, lasciando privi di tutela, e assistenza, le famiglie e i minori, nel periodo post adottivo.

A me sembra davvero incredibile che alla luce di tutte queste problematiche facilmente riscontrabili – io non sono un esperto – si parli di quella bassissima percentuale di chi  ha un figlio e vuole far riconoscere i diritti di potestà al compagno omosessuale. Una buona legge dovrebbe procedere per step, soprattutto quando ci sono queste evidenti contraddizioni già prima che Il Pd ci presentasse la sua postilla. Qui si rischia la discriminante per le tante famiglie in regola e in difficoltà per l’adozione.

Pensate poi ai casi di utero in affitto e alla discriminazione di genere tra coppie omosessuali del tipo uomo e uomo e quelle donna-donna. Mi pare ovvio che nel secondo caso difficilmente si vedranno casi di utero in affitto, cosa che tra uomo e uomo sarà quasi scontato. Esistono oggi strumenti legislativi per evitare questo grave reato di mercificazione dell’utero? Anche qui i passi da fare sono ancora tanti. Il Ddl Cirinnà per i vari richiami al codice civile, rischia poi di essere incostituzionale. Insomma una legge che oltre che essere precipitosa genera diversi problemi. Per una volta Renzi dovrebbe pensare che il “ce lo chiede l’Europa” possa valere come occasione di confronto tra le parti e non solo come l’ennesima vertenza a cui inchinarsi per eseguire leggi alla rinfusa. Ce lo chiedono le famiglie che vorrebbero adottare un bambino da anni.

Federico Raineri

 

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