L’incertezza è la più potente bomba del Terrore

Il secondo attacco all’Europa ci mette ancora una volta spalle al muro. Scorrendo qualche titolo di giornale oggi, sugli attentati di Bruxelles, mi sono soffermato su una frase del Direttore Calabresi de La Repubblica, secondo cui il pericolo del pericolo sarebbe quello di abituarsi a questo “terrore”.

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Questa riflessione non deve portarci a pensare che basta girarsi dall’altra parte e andare avanti. Non possiamo convivere con questa paura, con questa tensione, con questa ansia. Ma non possiamo neanche ignorarla perché “non ci riguarderebbe”. 

Questo è ancora il momento di piangere le vittime, di cui una cittadina italiana secondo quanto ho appena letto. I tre feriti nostri connazionali sembrano invece fuori pericolo. La prudenza espressa dal nostro Ministero degli Esteri mi convince perché dobbiamo evitare l’esasperazione. Questa guerra non è una guerra. Forse è più simile a una battaglia, una guerriglia. E non riguarda la religione, perché non esiste Dio in grado di promuovere la morte e la sofferenza. Non ci siamo solo noi e loro.

C’è stata, negli ultimi venti anni, una pericolosa devianza politica, quella che ha portato a disinteressarsi quasi volutamente delle enclave “clandestine” all’interno dell’Europa. Il pericolo viene da lì, dalle nuove generazioni, ormai spinte sempre più verso l’emarginazione. Paghiamo la mancanza delle politiche di integrazione europea, quelle pre-emergenza, quelle strutturali insomma. E ora ci troviamo a gestire un’emergenza dentro l’emergenza: profughi, terroristi e disperati.

Problemi diversi che si toccano e si schiacciano l’uno sull’altro. Questo è il momento di piangere, certo. Ma non come ha fatto la Mogherini. La politica deve ricomporsi e trovare soluzioni. La gente ha bisogno di risposte perché è confusa, non sa cosa l’aspetterà. Non lo sa nessuno purtroppo. Ed è proprio questa grande incertezza il pericolo più grande. Ed è lì che vincono loro e perdiamo noi.

Federico Raineri

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