Stalingrado dentro le università: quando un Prof viene censurato

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Quello che è successo al Prof. Panebianco all’Università di Bologna ha dell’incredibile. Stranamente, questi episodi di violenza, sono molto comuni in alcune università. E’ dovuto toccare a una grande firma del Corriere della Sera, prima che qualcuno esprimesse il proprio parere. Panebianco aveva scritto giorni prima un editoriale sulla guerra in Libia chiedendosi quando l’Italia avrebbe fatto la propria parte. Non un invito alla guerra ma, semmai, un sereno “chi va là” dopo la presa di Sirte da parte dei terroristi dell’Isis.

 

Pensare che ogni giorno copro in auto, la stessa distanza che intercorre tra la Sicilia e la Libia, fa paura anche a me. Non possiamo permetterci atteggiamenti ambigui. La partenza dei droni dalla base americana di Sigonella, ci raccontano di un clima internazionale molto teso e prossimo all’intervento definitivo. Se in Siria si combatte da mesi e si va verso la pace di rito, in Libia il travaglio sarà anche maggiore dato che Tobruk e Tripoli hanno governi diversi, e tra i due litiganti il terzo…

Con pacatezza e serenità il Prof. Panebianco aveva scritto e argomentato queste previsioni con largo anticipo. Ma ai collettivi rossi non va bene. I ragazzi comunisti che vivono nelle facoltà, spesso neanche pagando le tasse, spesso neanche studenti sono, si sentono i padroni dell’universo culturale italiano. Chi rifiuta Marx è un nemico e quindi va taciuto. Bologna però non è la Stalingrado italiana e per fortuna tutto il mondo politico si è rivoltato.

Perché non è possibile che un gruppo di sfaccendati interrompa una lezione e ne proibisca l’insegnamento. Non è possibile che un grande pensatore venga interrotto mentre svolge il proprio lavoro, a difesa dei tanti studenti che pagano le tasse e che si erano addirittura messi di traverso rispetto i “democratici” rossi. Gli amici dei regimi nostalgici non dovrebbero trovar posto nei luoghi dove si forma la cultura dei giovani. Eppure tutto questo va avanti da sempre, nel tacito assenso di molti professori convertiti che spesso proteggono questa gente.

Se non si vogliono sgomberare i vari centri sociali, spesso luoghi dove l’illegalità regna sovrana, si dovrebbe quantomeno porre un freno ai bivacchi all’interno di strutture private quali le università italiane. Una storia vecchia come il comunismo, orfana dei tempi che corrono.

Federico Raineri

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