Un bambino su quattro vive sotto la soglia di povertà. Parliamo del 17,7% dei bambini italiani che vivono senza riscaldamento, senza tv e senza altri servizi considerati “normali”.
L’allarme lo lancia l’Unicef secondo i dati pubblicati dall’Ocse: siamo infatti 32esimi su 35 Paesi. L’Italia non è un Paese per bambini. Ecco quanto si legge nel rapporto
Sul divario reddituale relativo è al 35esimo posto (su 41), sul divario nei risultati scolastici è al 22esimo posto su 37, nell’ambito della salute è al 28esimo posto su 35, sulla disuguaglianza in termini di soddisfazione è al 22esimo posto su 35 . In generale, prendendo in considerazione tutti gli indicatori di disuguaglianza, il nostro Paese si classifica al terzultimo posto (32esima posizione su 35).
Sono numeri allarmanti aggiornati alla fine del 2013 e che l’Unicef denuncia sulla base di una proposta migliorativa per la vita di queste famiglie. Ecco a cosa devono rinunciare:
Il dossier mostra che più di un quarto (27%) dei bambini in Italia nel 2013 viveva in famiglie ritenute soggette a «deprivazione materiale» perché non potevano permettersi tre o più dei nove beni essenziali (tra cui l’alloggio, il riscaldamento, un pasto proteico al giorno, un televisore a colori, una lavatrice o un’automobile). Circa i due terzi (65%) dei bambini appartenenti a famiglie con il reddito più basso vivevano in famiglie soggette ad almeno una di queste privazioni.
Con tutte le conseguenze del caso. Infatti più povertà vuol dire spesso esclusione sociale, quindi culturale. Questi bambini e ragazzi hanno difficoltà nello studio e nell’apprendimento, a causa proprio della impossibilità ad acquistare libri, avere accesso a internet, accedere ai servizi extra-scolastici e così via. Questo si traduce poi in competenze che vengono meno.
Nel 2012, quasi il 12% dei quindicenni in Italia non ha raggiunto il livello 2 di competenza in tutte e tre le materie (lettura, matematica e scienze).
Non sono buone notizie. Con gli slogan non si risolvono i problemi e forse, prima di salvare banche e multinazionali del petrolio, si dovrebbe dare priorità assoluta ai bambini. Lo abbiamo appreso dalle fiabe ma il Governo evita di scriverlo nelle sue di favole…
Federico