L’inglese a scuola: si studia tanto, si parla poco

shutterstock_89506153Nelle nostre scuole gli studenti apprendono la grammatica inglese e anche bene, manca tuttavia l’esperienza pratica che ne condiziona l’apprendimento generale. Su 70 Paesi siamo 28esimi secondo la classifica Ef Epi, pubblicata oggi dal Corriere della Sera.

A scuola si studiano le regole, ma non si mettono in pratica. Che in Italia il modello dell’apprendimento nelle scuole sia abbastanza teorico, è cosa risaputa, dalle elementari fino all’Università. Questo si traduce nel livello di competenza dei nostri alunni nell’inglese, del 54,02 (livello medio). Eppure in Italia il 98% degli studenti è impegnato nello studio di una seconda e terza lingua, contro il 60 di media europea. Il problema è che alle Superiori solo il 23% dei ragazzi studia la seconda lingua (dal 2010 è obbligatoria nelle scuole medie).

Il problema dell’apprendimento, guardando i soliti modelli come Danimarca, Svezia e Finlandia, viene risolto con uno studio prescolare della lingua, accompagnato molto spesso da una fase ludica extra scolastica: cartoni animati, film, fumetti, contenuti multimediali, esclusivamente in inglese. Solo così si diventa bilingue. Importante, come sottolineato da Gisella Langè, ispettore tecnico del Miur, è la predisposizione di testi adatti all’età. Solo così si colma il gap paradossale con gli altri Paesi Ue. A mio avviso poi, è imprescindibile per parlare l’inglese, viaggiare, e farlo soprattutto durante gli anni della scuola dell’obbligo. Perché arriva un punto nella carriera di ogni studente italiano, in cui il saper scrivere o tradurre persino l’inglese, conta fino a un certo punto.

I costi dei viaggi sono spesso insostenibili per non parlare dei programmi di scambio culturale. Inoltre mancando convenzioni con enti, spesso i corsi per imparare l’inglese superano determinati costi che la middle-class non può permettersi. Programmi di finanziamento pubblici per rateizzare quanto meno questi corsi e incidere meno nelle casse famigliari, sarebbe un’alternativa. I prestiti d’onore per motivi di studio, divenuti celebri negli Stati Uniti, sembrano essere davvero un traguardo ancora troppo distante… Altro che Yes, We Can. Sulla scuola siamo ancora indietro e con la sola teoria, purtroppo, spesso si resta disoccupati.

Federico Raineri

 

Lascia un commento