In Italia i referendum non hanno mai avuto grossa fortuna a causa del quorum imposto dalla legge. Inoltre dalle nostre parti, questo tipo di consultazione, può solo abrogare una norma già in essere, quindi, come capirete, è molto limitante. Ed è per questo che servirà l’impegno di tutti: bisogna fermare le trivelle per ripartire dal turismo.
Il 17 Aprile si vota in tutta Italia per il referendum sulle Trivellazioni. Se passa il sì non verranno rinnovate le concessioni già in essere per i giacimenti entro le 12 miglia marine, se passa il no, resta tutto così com’è con la possibilità di rinnovare ulteriormente queste concessioni fino all’esaurimento del giacimento stesso.
Il referendum non riguarda le trivellazioni via terra – che in Italia sono maggioritarie, circa per l’85% – e non riguarda invece le trivellazioni via mare che sono più lontane dalla costa del limite formale delle 12 miglia.
Le compagnie che gestiscono questi pozzi in mare pagano ogni anno alle casse dello Stato una sorta di canone (royalties), costituito dal 7% per il petrolio estratto e il 10% per il gas. Cifre quindi molto basse rispetto a ciò che viene trasformato e, molto spesso, esportato altrove. La chiusura quindi di questi giacimenti non comporterebbe perdite considerevoli all’economia energetica italiana. Forse le perdite andrebbero tutte a svantaggio delle compagnie petrolifere che con quel gruzzolo del 90% di petrolio e gas, fanno fatturato. I posti di lavoro legati a questo tipo di produzione via mare, sarebbero intorno il migliaio.
Forza Italia Giovani sostiene con convinzione il fronte del Sì, perché crediamo sia più utile investire risorse nell’energia sostenibile, piuttosto che continuare a tenere in vita queste piccole percentuali di energia combustibile, cui tra l’altro lo Stato guadagna briciole e miseria rispetto la portata stessa dell’indotto.
Questo non sembra stare a cuore al Pd che sta promuovendo unilateralmente l’astensione al voto. A Renzi fanno comodo gli amici petrolieri che incarnano bene le lobby del potere tanto care a quella parte del Pd completamente distaccatosi dalle esigenze della gente comune.
Le nostre coste sono inoltre valorizzate dai flussi turistici stagionali e non. Il turismo pesa per il 10% sul Pil nazionale, così come altri settori che potrebbero essere colpiti da eventuali incidenti, come la pesca. Ricordate quando andrete a votare, che la vera domanda intrinseca a cui rispondere è:
Ha ancora senso spremere le nostre coste per il petrolio, quando esistono invece risorse energetiche a zero impatto ambientale che producono molte più entrate e molti più posti di lavoro, sposandosi a pieno con le politiche turistiche dei nostri territori?
A voi la risposta.
Federico Raineri