Se qualcuno si aspettava la più classica delle passerelle politica è stato colto di sorpresa: la Sicilia che conta sta con Silvio Berlusconi.
A Palermo si è avuta la prova dell’appeal che ha ancora l’instancabile Presidente, che mancava dall’Isola da più di tre anni. Poterlo ascoltare ancora come leader di una grande squadra che vede nella libertà e nei valori del centrodestra i suoi punti cardine, è stato entusiasmante.
Ho visto e vi voglio raccontare di come quell’energia dal palco del Politeama si spostava di sedia in sedia, emozionando tutti. Potevo sentire gli occhi vibrare di chi mi sedeva accanto. E’ la passione che genera passione. Il coinvolgimento emotivo che ci ha preso tutti sugli spalti. Non voglio soffermarmi su ciò che trovate praticamente da diversi giorni su ogni giornale, ossia che cosa ha detto Berlusconi.
Non ha mai pronunciato il nome di Renzi, lo ha sempre chiamato «quel signore». «Ha avuto 108 mila voti come sindaco di Firenze, governa con il voto di una parte degli elettori di centrodestra che hanno eletto 60 senatori che ora stanno con lui». Eppure «fa quello che vuole, occupa militarmente tutti i posti: Eni, Poste, Rai e persino Guardia di finanza, esercito e aviazione». E «pretende di cambiare la Costituzione, di eliminare il Senato e modificare la legge elettorale: sta costruendo un regime».
Poi l’attacco a Crocetta e ai 5 Stelle, orfani di leadership e pieni di gente che non ha una storia da raccontare. Alla cena invece Berlusconi si è lasciato andare a qualche commento più piccante sulla politica italiana. Sono stato felice di far parte di questa tavola in cui ho potuto scambiare le mie opinioni con il Presidente, che, credetemi, vuole davvero investire tanto sui giovani siciliani e che ha promesso di tornare a Messina.
Gli ho raccontato di mio padre, dei tempi della discesa in campo, la prima campagna di Forza Italia, di me piccolino coinvolto in questa galassia fatta di brava gente, famiglie e imprenditori, giovani e professionisti. Ricordo le musiche, i cori della gente, il calore della voce di Berlusconi, la felicità di mio padre. Ho raccontato tutto questo a Berlusconi così come lo scrivo a voi. C’è stato un momento esatto in cui mi ha guardato dritto negli occhi. Mi è sembrato un’eternità. Mi ha trasmesso qualcosa di familiare e famigliare, qualcosa di molto vicino all’affetto. E mi ha lasciato con un sorriso.
In quell’atteggiamento c’è tutta la consapevolezza di un leader, di lasciare ai giovani l’eredità politica più preziosa. Quella fatta dei tanti successi di Forza Italia prima e del 61 a 0 del Pdl poi. La Sicilia per Silvio Berlusconi è anche la Sicilia del futuro del centro-destra. Con un capitano al comando della nave, tale Gianfranco Miccichè. Sono ancora più determinato: coinvolgeremo giovani e imprenditori perché abbiamo la ricetta vincente per salvarla davvero la Sicilia del domani. Noi ci siamo. Più liberi che mai di dettare l’agenda.
Federico Raineri